Vi siete mai chiesti come potrebbe essere passare una settimana della vostra vita abitando insieme ai vostri amici, ma continuando la vita di tutti i giorni? Beh, noi del gruppo del dopocresima di 4^ e 5^ superiore ce lo stavamo chiedendo da un po’ e lo scorso Gennaio abbiamo sperimentato cosa volesse dire fare “una settimana di convivenza”.
Tutti ne avevamo già sentito parlare: chi dagli amici più grandi, chi dai genitori, chi dai compagni di classe scout; ma non potevamo immaginare come sarebbe realmente stato, perché dietro ad una sola settimana ci sono tutte le cose che fanno parte della nostra vita quotidiana, quelle cose a cui di solito pensano i nostri genitori per intenderci. Chi cucina in convivenza? NOI. Chi lava i piatti a colazione, a pranzo e a cena? NOI. Chi sparecchia la tavola? Chi pulisce? Chi spazza? NOI, NOI e ancora NOI. A qualcuno potrebbe sembrare strano quello che sto per scrivere, ma dovete sapere che per noi ragazzi queste cose non sono scontate, io personalmente mentre mi preparavo a vivere quella settimana insieme non avevo calcolato questi piccoli particolari, perché in casa sono ridotti: non mi capita mai di dover fare tutti i lavori di casa tutti insieme, ma vi dirò di più, non è stato poi così brutto farlo, anzi! Adesso sto iniziando a farlo di più anche a casa mia…
Scrivendo questo articolo mi stanno passando davanti tutte le immagini di quella settimana, e ogni ricordo riesce in qualche modo a rievocare un sorriso. Non dico che sia stato sempre tutto rose e fiori ma, anche nel momento peggiore di “studio matto e disperatissimo”, avere un amico accanto che potesse strapparmi una risata ha fatto davvero la differenza.
A scuola quella settimana tutti i giorni ero serena, perché la sera prima concludevamo le nostre giornate facendo compieta tutti insieme, con i nostri educatori e all’occasione anche don Angelo e don Federico. La compieta mi è sempre piaciuta molto ma in quelle sere, a differenza della compieta fatta al campo ogni estate, affidavo a Gesù pezzi della mia quotidianità, e quei pezzi diventavano via via più facili da affrontare.
Inutile dire che avere i tuoi amici più cari sotto il tuo stesso tetto, giorno e notte, escluse le ore di scuola, è davvero sensazionale; ogni volta che avevo bisogno di un consiglio, di sfogarmi, di un abbraccio, avevo sempre la mia compagna di stanza, o i miei educatori, il don e tutti gli altri del gruppo a portata di mano, non dovevo attaccarmi ad un telefono ma potevo affidarmi ai veri e propri rapporti umani che sono di gran lunga migliori di un cuoricino inviato per messaggio su WhatsApp! Per tutta la settimana ho avuto come la sensazione che ad ognuno di noi venisse più facile confidarsi, parlare liberamente, confrontarsi su temi comuni che fanno parte della nostra quotidianità di adolescenti, e ricevere consigli da “chi ne sa di più” o da chi “è sulla tua stessa barca” mi ha aiutato a sentirmi meno sola, a capire che in ogni momento io non sono sola, perché c’è sempre Dio insieme a me.
Per concludere, mi sento di consigliare questa esperienza anche a tutti gli altri ragazzi del dopocresima: quando sarete un po’ più grandi come noi, se i vostri educatori ve lo propongono, non fatevela scappare!
Inoltre vorrei ringraziare i miei educatori, perché essere così disponibili per noi, anche nella quotidianità, stare con noi senza farsi opprimere da tutti i mille impegni, sopportarci, ascoltarci, incitarci ad andare a scuola tutte le mattine, fare colazione con noi e rinunciare a quella mezz’ora di sonno che la mattina può fare la differenza è stato a mio parere un vero e proprio atto d’amore, e noi lo abbiamo notato, e ve ne siamo davvero grati.
Come ultima cosa, ma di certo non meno importante, voglio ringraziare anche don Federico, sempre disponibile per noi e sempre pronto a dire la cosa giusta per farci sorridere e per averci fatto sentire come a casa nostra.