6 Marzo 2016

Celebrata da pochi giorni la Pasqua, mi ritrovo a rileggere gli appunti presi quasi un mese fa nel pomeriggio in cui don Fabrizio, dopo un pranzo condiviso con la comunità parrocchiale di S. Rita, ci ha guidato nella lettura e nella meditazione del testo del Vangelo di Luca al cap 10 (vv 25-37).

Strano ripensare nell’ottava di Pasqua ad una meditazione quaresimale? Forse sì, ma a pensarci bene no. Il Cristo risorto compie e realizza tutte le promesse, attua quanto abbiamo atteso e “spiega” molto bene le parole che in vita ha dispensato ai discepoli e alla folla, talvolta piena di curiosi, di detrattori, di suoi avversari.

Ecco allora che alla luce del Triduo Pasquale (in cui abbiamo vissuto testimonianza di carità, di dono nel martirio, di gioia per il superamento delle proprie fatiche quando condivise con i fratelli e affidate alla croce del Signore), possiamo comprendere ancora meglio la figura del buon Samaritano.

Don Fabrizio, dopo una prima lettura attenta del testo, dove ci ha dato qualche spiegazione interessante, ci ha poi portato a riflettere su 5 punti, a cui ha anche assegnato un titolo:

  1. I due comandamenti dell’amore: ma dove?

Per spiegarli Gesù racconta una storia di vita, senza nessun linguaggio religioso. La parabola ci invita a rientrare in noi stessi (come il figlio in LC 15). Siamo invitati a non vivere fuori di noi, sganciati dalla nostra vita. Se sei lontano da te stesso, sei lontano da Dio. Rientrare in se stessi: movimento di verità.

  1. La scissione come sistema di vita

Perché i due religiosi non soccorrono l’uomo? Hanno un orizzonte molto limitato, stretto, meschino, c’è spazio per poco. Hanno un problema tra il puro e l’impuro: vogliono tenersi a distanza da ciò che è impuro. Hanno paura di entrare in contatto col disordine della vita. Quando percepiamo una situazione troppo buia, dalla quale è meglio tenersi a distanza, fuggiamo, perché assomiglia troppo a cose che noi sentiamo già dentro di noi.

  1. La fede non è un sentimento?

Il Samaritano si commuove, coi sentimenti di Dio. Il problema è che senza sentimenti non c’è percezione di ciò che ha valore, di ciò che è importante; non c’è etica, non c’è giustizia: Lavoriamo sulla sede dei sentimenti; cosa c’è nel nostro cuore? Papa Francesco ci parla di ecologia umana: pulizia interiore, purificazione del cuore. Risentimento: inquina le fonti dei nostri sentimenti. Chiediamoci cosa c’è nel nostro cuore, per svelare le fonti delle nostre rabbie. Perché alcuni cristiani sono così arrabbiati?

  1. Il guizzo

Il Samaritano fa un gesto di cura per uno sconosciuto, per un suo potenziale nemico. Fa un guizzo, un atto libero e per certi versi immotivato. Il Vangelo ci dà la possibilità di un amore gratuito, immotivato. O l’amore di Dio è una cosa dovuta, oppure è un guizzo. S. Francesco ai suoi che lamentano che la Regola fosse troppo dura e difficile, dice: “Siete liberi di scegliere, nessuno vi obbliga”.

  1. Un amore toccante

Un amore capace di toccare, di fare gesti di cura e ascolto che toccano, che guariscono. Fare e ascoltare sono tra loro collegati, nel senso della cura dell’uomo (ricordiamo che dopo, nel Vangelo di Luca, si prosegue col brano di Marta e Maria). L’amore è capace di toccare e di farsi toccare.

E’ stato bello e importante poi che in gruppi, molto eterogenei per età, cultura, esperienza di vita (così come è la chiesa, la vita…) ci siamo fermati a ragionare insieme, mettendo a fattore comune le nostre idee e proposte perché la comunità di S. Rita possa riscoprirsi e formarsi sempre più alla scuola del buon Samaritano, per accogliere e accompagnare l’altro, sempre, senza condizioni.